Sala A

Il panorama che cambia (dai nostri giorni a 100.000 anni fa)



Il percorso del Museo proposto al visitatore inizia con la sala alla destra dell’atrio del Museo. All’interno della sala quattro pannelli di immagini e testi, una diafania (immagine retroilluminata), un plastico e un globo, permettono al visitatore di rendersi conto dell’attuale aspetto della nostra regione e dei cambiamenti verificatisi negli ultimi 100.000 anni.

 

Punto A1


Entrando nella sala a sinistra si osserva la diafania illuminata (immagine-diapositiva retroilluminata) che mostra la nostra regione vista dal satellite Landsat 5 ripreso dalla quota di 300 chilometri: L’immagine in falsi colori permette di distinguere con chiarezza la suddivisione del Lazio in aree omogenee dal punto di vista della loro formazione: una fascia costiera di recente formazione, aree di pianura o basse colline che si estendono principalmente attorno al corso del Tevere, una sequenza da Nord a Sud di grandi vulcani, a cui sono associati i laghi di Bolsena, Vico, Bracciano e Martignano (non visibili nell’immagine Landsat), e al di sotto di Roma i laghi di Albano e Nemi. Quindi verso l’interno si osserva il rilievo appenninico con cime che raggiungono anche i 2500 metri nei Monti della Laga in provincia di Rieti. La catena appenninica è suddivisa in due grandi aree da una linea di discontinuità (vedi anche figura in basso a sinistra nel poster "La nostra regione vista dallo spazio"), che i geologi chiamano "linea Olevano-Antrodoco".

 I punti A1 e A2

Punto A2

A fianco della diafania sulla sinistra il plastico "a strati" mostra il Lazio e parte della regione Abruzzo. I colori indicano le diverse quote in cui si suddivide il territorio, a titolo di esempio il colore giallo chiaro indica la fascia costiera, il colore verde chiaro le aree comprese fra quota 50 e 200 m. slm. Il colore verde più scuro contraddistingue la fascia collinare della nostra regione fino a 400 m. slm. I colori dal giallo ocra al marrone segnalano il rilievo montuoso compreso fra 400 e 1600 m. slm. Le massime quote raggiunte nei Monti della Laga sono indicate dalle tonalità del grigio. Per una suddivisione di dettaglio vedere la didascalia.

 Punto A3

Proseguendo sulla sinistra il visitatore può osservare i due poster dal titolo i colori del Tempo. Per il geologo i "colori del Tempo" sono le colorazioni di cui si avvale per contraddistinguere le diverse età delle rocce che costituiscono il territorio. Nel poster di destra il visitatore riconosce il classico contorno quadrangolare del Lazio, le cui aree sono divise in 11 colori principali. I colori fra l’avana, il verde e il giallo chiaro, si riferiscono ai terreni di più recente formazione, formati dopo la nascita del rilievo montuoso, le due tonalità sul rosso identificano le aree vulcaniche, di particolare rilievo per Rocca di Cave il colore verde che identifica le rocce che si sono formate in un mare sottile con ampie e numerose isole, che i geologi chiamano "piattaforma Laziale-Abruzzese", e di cui la nostra località costituiva un tratto del bordo occidentale a scogliera.

 

Punto A4

Un plastico, un globo e il poster dal titolo la macchina del tempo ci parlano del grande sconvolgimento climatico chiamato glaciazioni. Il plastico mostra il rilievo regionale, caratterizzato dalle estese coltri nevose e ghiacciate che coprivano le nostre montagne sopra i 1300 metri. I principali gruppi montuosi dell'Appennino centrale quali i Sibillini, i Simbruini, il massiccio del Gran Sasso, il Velino-Sirente fino ai Monti del Meta, erano ricoperti da ghiacciai di limitate estensioni. Un’ampia fascia costiera colore giallo chiaro segnala il vistoso arretramento delle coste dovuto all’abbassamento eustatico del livello marino. Il livello degli oceani e dei mari infatti si era abbassato di oltre 100 metri e l’acqua si era accumulata sotto forma di neve e ghiaccio sui continenti a costituire le ampie coltri ghiacciate che si estendevano a coprire oltre il 30% delle terre emerse (vedi globo accanto all’ingresso). Il profilo costiero dell’Italia e di gran parte dell’Europa era profondamente modificato (vedi figg. 6-7 del poster "La macchina del clima). Fino a 20.000 anni fa un osservatore dalla pianura romana avrebbe visto durante tutto l’anno le nevi perenni dei Simbruini, e avrebbe seguito il vagare delle mandrie di Mammuth e rinoceronti lanosi (vedi ripiano superiore della vetrina in sala B).


   Le sale del museo           Sala B