Sala B

Oceani che scompaiono, montagne che sorgono
(200 mila - 65 milioni di anni fa)

Lasciata la sala A si attraversa l’atrio e si entra a sinistra nella sala B a . In questa sala sono descritti importanti avvenimenti che si sono svolti in un arco di oltre 60 milioni di anni e che hanno lasciato imponenti tracce nella nostra regione.

Punto B1
Scendendo la breve rampa sulla a sinistra il visitatore incontra il punto B1. Due poster dal titolo "Gli antichi fuochi del Lazio" e "Tra le isole del Lazio", permettono al visitatore di rendersi conto degli eventi che hanno interessato la regione in un intervallo di tempo compreso fra 500 mila e cinque milioni di anni fa. Le immagini al centro del poster nel box testo al centro del poster sulla destra "Gli antichi fuochi del Lazio" evidenzia bene il ruolo che il vulcanismo ha avuto nel modellare il territorio regionale. L’immagine al centro del poster rappresenta una delle eruzioni collegate alla fase esplosiva del Vulcano laziale. Il poster sulla sinistra dell’osservatore ricostruisce le fasi salienti dell’ingressione marina quando il mare avanzò nella nostra regione per l’ultima volta (fra 5 e 1 milione di anni fa). Lo sconvolgimento fu causato dall’apertura del mare Tirreno: si osservi l’immagine del mare plio-pleistocenico che lambisce i Monti Prenestini, e dal promontorio di Rocca di Cave si possono scorgere in lontananza il Monte Soratte e i Monti della Tolfa.
Poco più avanti sulla sinistra il plastico del mare plio-pleistocenico permette al visitatore di visualizzare l’aspetto del Lazio e dell’Appennino centrale circa 1,8 milioni di anni fa. Notare le isole del Circeo, del Soratte e della Tolfa. Le cime più alte dell’Appennino erano all’epoca quelle dei Simbruini, non quelle del Gran Sasso che si è sollevato nell’ultimo milione di anni. Esattamente antistante il plastico, la vetrina, contiene fossili di età compresa fra il Miocene superiore e il Quaternario che testimoniano la ricchezza della fauna marina che popolava il mare pliopleistocenico. Nel ripiano in basso, notiamo crostacei e echinidi, fra i quali spiccano uno splendido granchio il Glenoplax formosa e un echinide il Clypeaster pliocenicus. Nel ripiano secondo, le due valvedi una splendida Ostrea, nel ripiano terzo un Gigantopecten. Questi fossili provengono dal Valdarno in Toscana. Il ripiano superiore contiene un dente di Mammuth che testimonia delle faune continentali che popolavano il nostro Appennino.

Punto B2

Proseguendo verso il fondo della sala incontriamo i poster "Il dorso dei giganti" e "Nella morsa tra Europa e Africa" che delineano i meccanismi connessi alle "orogenesi", ovvero alla nascita delle montagne. Nel periodo compreso fra 40 milioni di anni fa e l’attuale, la spinta dell’Africa esercitata da sud-sudest ha progressivamente compresso quanto rimaneva dell’antico Oceano Ligure Piemontese. La nascita degli Appennini, si è realizzata in diverse fasi, di cui importanti per la nostra regione risultano quelle comprese fra 18 e 6 milioni di anni fa. Attualmente l’orogenesi continua nella regione Adriatica,….

Punto B3
Il poster dal titolo "Il mondo nuovo" sottolinea il profondo rinnovamento globale della fauna e flora durante l’Era Terziaria. Di notevole importanza in Italia alcuni giacimenti fossiliferi, fra i quali quello di Bolca vicino a Verona per l’Eocene (50 milioni di anni fa), e in Toscana quello del Monte Bamboli di cui è raffigurata una ricostruzione ambientale (vedi fig. 13 nel poster "Il mondo nuovo"), del Miocene circa dodici milioni di anni fa. Osserviamo il globo che rappresenta la Terra di 10 milioni di anni fa. La disposizione dei continenti è simile a quella attuale. Il visitatore può notare nelle regione del futuro mediterraneo, l’arco Alpino ormai emerso, con il bacino padano in via di riempimento, le isole della Sardegna e della Corsica si presentano circa nell’attuale posizione, ampi settori del versante tirrenico dell’Appennino sono già emersi, mentre l’Adriatico appare un braccio di mare assai più vasto di quello attuale. Volgendo lo sguardo in generale notiamo che l’Arabia è unita all’Africa, e che non compaiono tracce di calotte polari.

Punto B4

Due poster "la storia che manca" e "Quando cadde il cielo", consentono al visitatore di seguire le vicissitudini di oltre quaranta milioni di anni di storia geologica. La "Storia che manca" riguarda un fenomeno che ha interessato tutta l’area chiamata dai geologi "piattaforma Laziale Abruzzese" compresa la nostra località di Rocca di Cave ad emergere per un lunghissimo periodo di tempo: oltre 50 milioni di anni. Quando questa lunga emersione dell’intera area dell’Appennino centrale ebbe fine, tutto riandò a finire sotto una lama d’acqua in un’ambiente simile a quello attuale del Golfo Persico, segnalando le fasi finali della nascita degli Appennini. Il poster "Quando cadde il cielo" sintetizza gli elementi che hanno condotto gli studiosi a ipotizzare che alla fine del Cretacico 65 milioni di anni fa, si verificò un evento catastrofico, la caduta di un asteroide, responsabile della scomparsa di numerose specie fra le quali i Dinosauri, e nei mari le ammoniti e le rudiste. Le tracce di questo gigantesco impatto sono state identificate nella penisola dello Yucatan in America centrale. I geologi hanno identificato i resti sepolti di un gigantesco cratere da impatto (140 chilometri di diametro) caduto esattamente al confine cronologico fra il periodo Cretacico e l’era Terziaria. In Italia per la prima volta (nel 1979) sono state rinvenute tracce di questo evento nella Gola del Bottaccione vicino Gubbio, sotto forma di un livello di argille arricchite con un elevato contenuto di un metallo tipico delle meteoriti ferrose (sideriti) chiamato Iridio (vedi immagini al centro del poster).

   Sala A           Sala C