Il Gruppo Astrofili CDS-Hipparcos, con il Contributo della Regione Lazio, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze di Roma Tre (Dipartimento di Eccellenza italiano) e con il Comune di Rocca di Cave organizza il 17 ottobre una giornata ricca di eventi.
L’attività avrà inizio alle 15.30 con l’escursione alla scogliera cretacica di Rocca di Cave “Attraverso 100 milioni di anni”.
In un percorso di circa 1 km, lungo la via Genazzano, si trovano numerosi affioramenti fossiliferi che risalgono all'età Turoniana (circa 90 milioni di anni fa). Si tratta di resti di molluschi, spugne, coralli, appartenenti a specie in gran parte estinte alla fine dell’epoca Cretacica. Una guida esperta, con l'aiuto di disegni e schemi, consente ai visitatori il riconoscimento dei fossili e dell'antico ambiente marino, insieme all’osservazione delle forme carsiche del territorio
Alle 17.30 al Planetario si svolgerà lo spettacolo “Frammenti di cielo: Le meteoriti messaggeri dello Spazio e del Tempo”.
Le meteoriti, frammenti di roccia o metallo provenienti dallo spazio cosmico, sono state viste cadere fino dai tempi preistorici. In epoca storica ci sono pervenute registrazioni scritte della caduta di meteoriti, da antichi testi cinesi, egizi, o nelle tavolette in caratteri cuneiformi dei sacerdoti astronomi babilonesi. Altre documentazioni ci sono pervenute sotto forma di tradizioni orali, per esempio dagli indiani del Nord America. Un meteorite del peso di circa 1,5 tonnellate fu rinvenuto in una collinetta artificiale, un mound in New Mexico. I nativi considerandolo un messaggero degli dei, avevano provveduto a elevargli un tumulo funebre. In molte culture le meteoriti metalliche furono assiduamente ricercate per la realizzazione di oggetti di culto e armi. Il più antico vocabolo sumerico per ferro, era AN.BAR o “fuoco celeste”. Il vocabolo greco per ferro “siderus” è in relazione al latino “sidus” che significa stella. Pietre cadute dal cielo furono venerate in santuari famosi del mondo classico, fra cui Pessinunte, Pergamo, Delfi. La stessa Pietra nera, che si trova alla Mecca, probabilmente è un meteorite. In età classica prevalse l’opinione di Aristotele, che riteneva le meteoriti fenomeni atmosferici legati forse alle eruzioni vulcaniche, oppure ad altri fenomeni comunque di origine terrestre. Solo alla fine del XVIII secolo un fisico tedesco, E. Chladni, pubblicò un libro sulla natura cosmica di questi oggetti (1794). Nel 1803 il fisico e mineralogista francese J. B. Biot, fu testimone di una grande pioggia meteoritica, presso l’AIgle in Normandia. Da allora le meteoriti sono state accuratamente raccolte e studiate. Attualmente sono conservate in musei, laboratori, collezioni pubbliche e private. Si tratta di circa quarantamila esemplari cosmici, che costituiscono una preziosa fonte di informazioni sulla genesi del nostro sistema planetario e sulle modalità di formazione della Terra e dei pianeti. Lo spettacolo sarà introdotto dalla presentazione: Costellazioni e pianeti del giorno.
Alle 19.30 inizierà la serata osservativa “Il cielo d’autunno e le costellazioni delle Acque Celesti. Osservazione di Marte e dei pianeti esterni”.
La serata è dedicata alla conoscenza del cielo autunnale. Verso le 20 l'Acquario e il Pesce australe sono al meridiano. Le costellazioni del triangolo estivo, il Cigno, la Lira e l’Aquila declinano verso Sudovest.
Le stelle a forma di Y, che disegnano l'anfora dell'Acquario, insieme a quelle del Capricorno, della Balena e dei Pesci, costituiva presso le civiltà mesopotamiche la cosiddetta regione delle Acque celesti, che annunciava l’arrivo delle piogge autunnali. Un poco più in alto, sull’orizzonte di sudest, si stagliano le stelle del quadrato di Pegaso, in basso, sullo sfondo delle deboli stelle dei Pesci, un astro rosso brillantissimo, Marte. Alta verso nordest Cassiopea, i cui allineamenti stellari guidano al riconoscimento di altri disegni celesti: l'arco del Perseo, con Algol, la testa di Medusa nella tradizione classica, una brillante stella rossa, la prima variabile a eclisse, a essere scoperta ( J.Goodricke, 1783). Nell’adiacente costellazione di Andromeda l’occhio umano penetra nello spazio profondo, fino a vedere una tenue nube, la cui luce proviene da oltre due milioni di anni luce di distanza, la Galassia di Andromeda. Sotto la cintura di Andromeda, il disegno facilmente identificabile dell'Ariete celeste, verso l’orizzonte la brillante Fomalhaut nel Pesce Australe. In basso, sotto l’arco del Perseo, la brillante Capella nell’Auriga e l’inconfondibile ammasso aperto delle Pleiadi nel Toro, la cui levata serale annunciava nell’antica Grecia l’epoca della vendemmia e la fine delle navigazioni. Guardando a Nord si stagliano le costellazioni circumpolari, con l'Orsa Maggiore bassa sull'orizzonte nord e Il Drago, e Cefeo alti verso nordest. Tra gli oggetti di “cielo profondo” sono osservabili l'ammasso globulare M15 in Pegaso, le galassie M31 in Andromeda e M33 nel triangolo, gli ammassi aperti M52 in Cassiopea, M38, M36, M37 in Auriga, l’ammasso doppio nel Perseo. Per i pianeti, a inizio serata, sono ancora ben visibili verso sudovest Giove con mag.-2,2 e Saturno con mag. 0,5, al confine fra il Sagittario e il Capricorno. Dalle 20 sarà visibile sullo sfondo dei Pesci Marte, alla minima distanza dal nostro pianeta, con mag.-2,5, superando la luminosità di Giove. La Luna è al novilunio, non visibile.
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